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Il libro ricostruisce la personalità di Domenico Umberto Diano (1887-1977), artista presente in due aree importanti della cultura figurativa della prima metà del Novecento: le arti applicate e la scultura monumentale, finalizzata all'architettura e votata alla memoria dei caduti nella Grande Guerra. Di lui si erano perse le tracce, malgrado un esordio a due facce di grande risonanza: il monumento al Generale Cantore a Cortina d'Ampezzo nel 1921 e il portale in ceramica nella sezione del Lazio della prima esposizione internazionale di Monza del 1923. Diano studiò all'Accademia di Belle Arti di Roma, con maestri di rango quali Ettore Ferrari, Giulio Bargellini, Duilio Cambellotti; vinse l'esclusivo Pensionato artistico nazionale di Decorazione nel 1915, fu pittore, grafico, ceramista, medaglista, ma prima di tutto scultore, vicino a personalità note e apprezzate come Antonio Maraini e Silvio Canevari. Fu partecipe del rinnovamento del linguaggio plastico partito dal secessionismo coi tratti dell'arcaismo e del ritorno allo stile introdotti da Maillol, Bourdelle, Mestrovic; in più si distinse per un tratto particolare e dominante nella sua storia professionale: la dedizione all'insegnamento. Per molti anni Diano fu direttore e maestro della Scuola d'Arte di Comiso (Rg), e impresse al piccolo istituto una vera rinascita, raggiungendo risultati straordinari in opere decorative dove genius loci e forme moderne trovano una intesa perfetta.